Era il 1888 e la guardia Alpinolo Maupas era in fuga da se stesso e dalla sua vocazione. Un episodio doloroso, accaduto in quel periodo di dubbio e di incertezza, fece scattare la molla della “conversione”, come in Francesco d’Assisi.
Un giorno un contrabbandiere arrancava sull’erto sentiero che una capra avrebbe rifiutato di percorrere. La pattuglia dei finanzieri era ormai vicina e il fuorilegge ne avvertiva il fiato alle costole. Si trattava di un montanaro di mezza età che aveva una numerosa famiglia a carico, al sostentamento della quale non aveva potuto provvedere con un lavoro onesto, che pure aveva ostinatamente cercato senza riuscire a trovarlo. I tempi erano duri giù al paese e occorreva arrangiarsi per tirare avanti e riuscire a combinare il pranzo con la cena. La miseria è una cattiva compagna e una pessima consigliera e il suo spettro terrorizza con la violenza paralizzante della disperazione.
Un piede in fallo, il baratro e l’urlo ripetuto dall’eco a tragedia consumata. Una vita spezzata e una famiglia distrutta.
Alpinolo non riusciva a darsene pace. Era stato lui che aveva avuto l’ingrato compito d’informare dell’accaduto la moglie. Una donna magra e precocemente invecchiata, annichilita dal dolore, priva dello sfogo del pianto. E quei bambini, grandi e piccoli, attaccati a quella povera gonna nera sdrucita come naufraghi ad un relitto. Le pareti sconnesse e il tavolo vuoto.
Quella sera in caserma, per iniziativa della guardia Maupas, diversi commilitoni avevano rinunciato al rancio e i figli del contrabbandiere sfuggito all’arresto ma non alla falce impietosa della morte, avevano finalmente beneficiato di un pasto decente e abbondante, sotto lo sguardo impietrito della madre, incapace di toccar cibo, perché ci sono morsi ancora peggiori di quelli della fame.
Era l’inizio del 1888 e la guardia Alpinolo Maupas decise di deporre l’uniforme e di indossare, nuovamente e definitivamente, il saio dei figli di San Francesco, uniforme quest’ultima che non passa mai di moda e conserva intatto l’antico prestigio, che è servizio incondizionato ai fratelli più umili nello spirito di carità evangelica che infiammò il Santo Fondatore.