Con il Decreto della Congregazione per le Cause dei Santi, proclamato alla presenza del Papa nella Sala del Concistoro il giorno 26 marzo 1999 e riportato integralmente qui di seguito, la Chiesa ha riconosciuto l’eroicità delle virtù che Padre Lino Maupas da Parma ha praticato in sommo grado durante la sua vita trascorsa nel segno della Carità e lo ha proposto quale modello di virtù cristiane alla venerazione dei fedeli.

Si è così conclusa una tappa importante, indispensabile per proseguire verso la glorificazione piena da tutti desiderata e che, se al Signore piacerà, avrà il suo compimento nella gloria degli Altari.

 

Decreto della Congregazione per le Cause dei Santi

Cristo Signore, nella sinagoga di Nazaret, proclamò di essere stato consacrato dallo Spirito per portare ai poveri un lieto messaggio di libertà e di salvezza (cf.Lc 4,16-19).
Assumendo come propria la missione del suo Capo divino, la Chiesa non si stanca mai di annunziare il Vangelo ad ogni uomo, particolarmente a quanti si trovano in condizione di maggiore debolezza o di più grave bisogno, rendendo così presente il Vangelo attraverso la carità, che è gloria della Chiesa e segno della sua fedeltà all’esempio del Signore (cfr. Vita consacrata, n. 82).
L’opzione per i poveri, nei quali egli scoprì sempre il volto dolorante del Cristo che, come afferma S. Agostino, “si trova sulla terra nella persona dei suoi poveri” (“hic est egens in pauperibus suis”: S. Augustinus, Sermo 123, 3-4; PL 38, 685-686), fu la scelta prioritaria di tutta la vita del Servo di Dio, Lino Maupas da Parma, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori, che portò nel cuore e prestò concreto, instancabile e sollecito aiuto alle molte necessità della sua difficile epoca, calandosi con cristiana compassione nella concretezza della storia della sua gente e dei suoi drammi quotidiani.
Il Servo di Dio nacque a Spalato in Dalmazia il 30 agosto 1866, decimo figlio di Giovanni Maupas, di origine francese, e di Rosa Marini, nata in Italia. Dal padre ereditò la nobiltà dei natali, dalla mamma invece la bontà e la gentilezza d’animo.
Rigenerato alla vita della Grazia nelle acque battesimali il 21 marzo 1867, con i nomi di Alpinolo, Ildebrando, Umberto, fu confermato con dono dello Spirito Santo ricevuto dalle mani dello zio Mons. Pietro Doimo, Arcivescovo di Zara, il 17 luglio 1871. All’età di 16 anni, accogliendo con gioia l’invito del Maestro divino, abbracciò l’ideale francescano, entrando nel noviziato della Provincia Dalmata di S. Girolamo e assumendo il nome religioso di Fr. Pietro.
Uscito poi dall’Ordine con regolare dispensa dai voti emessi il 30 settembre 1883, vi rientrò il 4 gennaio 1888, aggregandosi questa volta alla Missione d’Albania e ripetendo il noviziato nel convento di Fucecchio, già reso celebre dalla presenza dell’austero San Teofilo da Corte (+1740). Da questo momento assunse il nome con cui è conosciuto nella Chiesa: Fr. Lino da Parma.
Emessa la professione solenne o perpetua il 18 marzo 1889, nel convento di S. Ludovico in Colleviti, il Servo di Dio stette per circa un anno a Scutari in Albania, dove fu introdotto agli Ordini sacri, ricevendo la Tonsura e i cosiddetti “Ordini Minori” da Mons. Pasquale Guerini, Arcivescovo della città. Rientrato in Italia, fu ordinato Suddiacono e poi Diacono a Rimini dal Vescovo Mons. Alessandro Chiaruzzi. Il 30 novembre 1890, a Forlì, il Vescovo Mons. Domenico Svampa gli conferì l’ordinazione presbiterale.
Aprendo l’animo e la volontà agli interiori suggerimenti dello Spirito, di cui fu tutto pervaso, fino a diventarne un vaso traboccante, il Servo di Dio, dopo una breve permanenza nel convento di Cortemaggiore (Piacenza), si stabilirà nel convento della SS. Annunziata di Parma. Questo diventerà ben presto il luogo privilegiato, dove si esprimerà in tutta la sua fecondità il ministero di carità esercitato fino alla morte da questo singolare testimone dell’amore compassionevole del Padre.
Il Servo di Dio abbraccerà fino in fondo la causa dei poveri. Nel suo cuore troverà accoglienza ogni forma di sofferenza o di povertà.
La vita del francescano di Parma sarà tutto un inno alla carità. La stessa pratica di tutte le virtù diventerà in lui una esigenza del suo servizio ai poveri. Egli si donerà senza mai risparmiarsi, fino all’ultimo istante della sua vita, consumatasi in un estremo gesto di carità, il 14 maggio 1924, a Parma, mentre invocava l’aiuto di amici benefattori a favore dei diseredati.
Una singolare Fede e una filiale confidenza nella bontà di Dio alimenteranno in ogni situazione difficile il Servo di Dio. Con la fiducia di un bambino egli crede nell’amore del Padre per i suoi figli. La sua vita è eroicamente austera, sempre vissuta nella fedele adesione all’ideale di povertà francescana abbracciato in gioventù e fervidamente testimoniato. La stessa osservanza dei consigli evangelici fu nell’esperienza quotidiana del Servo di Dio un atto di amore oblativo, di concreto e generoso servizio ai fratelli.
Alla scuola di Cristo, che “non è venuto per essere servito ma per servire” (Mt 20, 28), Padre Lino, nell’esercizio costante dell’umiltà, si pone al livello dell’indigente e si fa servo di tutti, specialmente degli ultimi, dei carcerati, dei peccatori.
La fama di santità che lo circondò in vita e che esplose in una autentica apoteosi al momento dei funerali, perdura fino ai nostri giorni e si diffonde sempre di più nella nostra Società a cui difettano testimoni convincenti del Vangelo di Cristo.
Il Servo di Dio è pertanto un esempio di grande attualità, specialmente per le persone che si dedicano al bene dei fratelli, in un servizio silenzioso e disinteressato, recando ai tanti cuori affranti dalla violenza e dall’egoismo la gioia che nasce da un autentico amore per il Signore e che si esprime in un generoso amore per i fratelli.

(Traduzione dal testo latino)